Storace riapre il caso Di Bella. Gli oncologi: "Inutili nuovi test".
Pubblicato il 05/05/2005
Luigi Di Bella, scomparso nel 2003, negli anni '90 era stato al centro di un acceso dibattito sulla validità terapeutica della cura contro il cancro da lui sperimentata. Nel cocktail di farmaci messo a punto dal medico di Modena la somatostatina era uno degli ingredienti di punta. Oggi, dopo l'annuncio di Storace, l'associazione degli oncologi italiani, Aiom, ha ricordato che "le sperimentazioni condotte alcuni anni fa sulla cosiddetta terapia Di Bella diedero risultati incontrovertibilmente negativi, dunque è auspicabile che ai malati vengano garantite cure efficaci".
"Mi domando che senso possa avere una nuova valutazione sull'efficacia della cura di Bella - dice il presidente dell'Aiom, Roberto Labianca -, allo stato attuale non vediamo novità che possano giustificare l'istituzione di un nuovo gruppo di lavoro. I dati raccolti nel 1998 sono incontrovertibili: quel cocktail non funziona".
Immediate le reazioni dell'opposizione. Rosy Bindi, ex titolare della Sanità negli anni in cui esplose il caso Di Bella, afferma che per Storace "è una pessima partenza e una scelta irresponsabile, come dimostrano le prime reazioni dei medici e dei ricercatori". La Bindi sostiene che "Storace accredita un'idea distorta della libertà di scelta, che peraltro concede solo a chi gli fa comodo, e mette in discussione i principi di efficacia e appropriatezza delle cure, che garantiscono l'equità e la sostenibilità del sistema sanitario pubblico".
"Molti - aggiunge - si sono chiesti perché Storace sia stato nominato ministro della Salute. Finora c'erano almeno due spiegazioni evidenti: continuare a favorire gli interessi della sanità privata, come aveva fatto con grande zelo nel Lazio, e commissariare le Regioni del centrosinistra, come ha cominciato a fare con le ispezioni dei Nas. Da oggi sappiamo che c'è un terzo motivo: autorizzare il trattamento Di Bella a carico del Servizio sanitario nazionale".