Di Bella, il caso sul tavolo di Fini.
Pubblicato il 28/09/2004
L'appello ai partiti della maggioranza lanciato dalle associazioni dibelliane sembra non essere caduto nel vuoto. A Montecitorio si contano già diverse interrogazioni di parlamentari di An, Fi e Lega. Di nuovo «ostracismo nei confronti della terapia Di Bella, proprio mentre la diffusione della cura si sta sensibilmente incrementando» parla il deputato di An, Sandro Del Mastro Delle Vedove, secondo il quale la decisione adottata dal ministero «sembra fatta esattamente su misura per impedire che i pazienti, che liberamente hanno scelto la terapia Di Bella, possano continuare a curarsi secondo i canoni e le indicazioni di detta terapia».
Della questione è stato investito anche il vicepremier. Cristiana Muscardini, capogruppo di An al Parlamento Europeo e vicepresidente del gruppo "Unione per l'Europa delle Nazioni", ha inviato una lettera a Fini in cui afferma che «il divieto dell'uso personale della somatostatina sta creando rabbia e sconcerto, e rimane inspiegabile come in un governo di centrodestra si possano verificare situazioni del genere». La Muscardini chiede quindi al vicepremier che l'Esecutivo intervenga «prima che la gente torni in piazza».
Il caso ha già travalicato i confini nazionali ed è approdato a Bruxelles, dove la stessa Muscardini ha presentato un'interrogazione alla Commissione Ue in cui chiede di prendere posizione «di fronte al divieto di acquistare liberamente, in uno Stato membro, dietro prescrizione medica, un medicinale (la somatostatina, ndr)», ricordando che «questo divieto non esiste in altri Stati dell'Unione».
Infatti alcuni pazienti già Muscardini pazienti già oggi acquistano la somatostatina da alcune farmacie della Germania e dell'Inghilterra, grazie al prezzo leggermente più basso di quello praticato in Italia. «Questa imposizione di ricorrere agli ospedali e alle cliniche è vessatoria e coercitiva», tuona la Muscardini. Che aggiunge: «In assenza di prove certe tutto ciò che fa stare meglio il malato, che gli dà sollievo, che ne allunga l'aspettativa di vita o, addirittura, come in alcuni casi è accaduto col metodo Di Bella, lo guarisce, deve essere utilizzato». Infine Ugo Lisi, componente di An della commissione Affari sociali della Camera, osserva: «Se i farmaci della terapia Di Bella non provocano danni diamo questa chance a chi vuole curarsi».