Di Bella, verso il blocco della cura.
Pubblicato il 25/09/2004
Il 7 luglio scorso il professor Giuseppe Di Bella, figlio del professore modenese e presidente della Società italiana di bioterapia oncologica razionale-Metodo Di Bella, aveva ricevuto dal ministro tutt’altre rassicurazioni. «Sono lieto di comunicarle - scriveva Girolamo Sirchia a Giuseppe Di Bella - che il presidente del Consiglio superiore della Sanità ha suggerito di costituire una commissione di esperti per un’accurata revisione di tutta la casistica trattata». Sirchia aggiungeva che «l’istituzione della commissione è stata approvata ed i suoi esperti potranno operare entro breve termine». In pratica una riapertura del caso che spaccò l’Italia alla fine degli anni '90 a 360 gradi. Lo stesso professor Di Bella conferma che «la commissione è stata fatta», aggiungendo di aver dato la sua disponibilità a partecipare ai lavori o di nominare esperti di fiducia «per evitare che finisca di nuovo tutto come l’altra volta (il riferimento è alla sperimentazione ordinata dall’allora ministro della Sanità Rosy Bindi che si concluse con la bocciatura del Metodo e la cui correttezza è da sempre contestata dai dibelliani e non solo, ndr)». Ma da quel momento Di Bella non ha avuto più contatti o comunicazioni dal ministero.
Per questo Di Bella resta perplesso di fronte a questa decisione: «È un atteggiamento contraddittorio, forse Sirchia non lo sa neppure», dice. Se il provvedimento del 26 luglio fosse immediatamente operativo che cosa accadrebbe è presto detto: essendo nota l’ostilità di un numero ancora elevato di oncologi ospedalieri nei confronti del metodo Di Bella, è ovvio che la terapia molto difficilmente potrebbe essere praticata in ospedale. Peccato, perché il numero di persone che in tutta Italia alla chemioterapia preferiscono il metodo basato sulla somatostatina è continuamente in aumento. Per loro significherebbe rinunciare alla libertà di terapia: «Sarebbe una decisione anticostituzionale», taglia corto Di Bella. In Italia si vendono circa 13Omila fiale di somatostatina al mese e c’è anche chi la acquista dalla Germania. «Questo provvedimento - afferma ancora Di Bella - ha un precedente in un’analoga decisione con la quale si tentò di vietare la melatonina. Fu proprio da lì che partì il contenzioso tra pazienti e Stato».
Eppure «ormai una vasta letteratura mondiale ha accertato la validità della terapia», ricorda Di Bella. Per non parlare del recente congresso tenutosi a Bologna, dove ben 250 relazioni tenute da alcuni dei più noti ed importanti esponenti dell’oncologia tradizionale italiana e straniera hanno confermato la scientificità e la validità della cura. Una sintesi è anche sul tavolo di Berlusconi, di numerosi ministri e dei componenti della commissione Sanità della Camera. La speranza di Di Bella, e soprattutto dei malati, è che la politica ascolti.